Come eseguire una Migrazione SEO — Lettura in 4 Min
Migrazione SEO Step by Step
Come eseguire una Migrazione SEO — Lettura in 4 Min
Migrazione SEO Step by Step
La migrazione è certamente uno dei processi più delicati che uno specialista della SEO si trovi ad affrontare. Servizio molto richiesto (sono tante le aziende e i brand che necessitano di un cambio di sito nel corso degli anni), se svolto in modo approssimativo e senza conoscere le complessità del processo, può tradursi in perdita di traffico e visibilità.
In questo caso, l’aspetto principale da esaminare è la conservazione del trust legato al nome a dominio e della visibilità delle risorse storicamente indicizzate, onde evitare di far svanire i risultati ottenuti nel corso degli anni. Ecco cosa fare per non commettere errori.
La migrazione è certamente uno dei processi più delicati che uno specialista della SEO si trovi ad affrontare. Servizio molto richiesto (sono tante le aziende e i brand che necessitano di un cambio di sito nel corso degli anni), se svolto in modo approssimativo e senza conoscere le complessità del processo, può tradursi in perdita di traffico e visibilità.
In questo caso, l’aspetto principale da esaminare è la conservazione del trust legato al nome a dominio e della visibilità delle risorse storicamente indicizzate, onde evitare di far svanire i risultati ottenuti nel corso degli anni. Ecco cosa fare per non commettere errori.
PREMESSA
Perché effettuare una migrazione SEO?
Si parla di migrazione SEO in tutti quei casi in cui si apporta un cambiamento a un sito web che implichi un suo rifacimento o una modifica sostanziale della sua architettura dell’informazione. Ciò può includere anche un restyling del layout grafico o il passaggio a una versione design responsive (adattabile dunque ai diversi dispositivi), un cambio di CMS o piattaforma di riferimento o lo spostamento da un server all’altro per motivi legati alle performance. Queste modifiche potrebbero produrre un cambio dei percorsi di navigazione: il fenomeno principale ad essere responsabile (nel caso fosse gestito in modo errato) della perdita di visibilità.
Il pericolo maggiore a seguito di una migrazione è quello quindi di perdere i posizionamenti organici per chiavi di ricerca nell’indice di Google.
Un suo esito negativo potrebbe pregiudicare tutti i risultati ottenuti in termini di indicizzazione e di posizionamento, causando un declassamento generale del sito web fino a causare la sua sparizione dalle SERP. Ovviamente con la visibilità sui motori di ricerca non è il caso di rischiare. Per questo l’approccio degli specialisti della SEO di Natural Index prevede un’analisi attenta delle procedure e dei contenuti, volta al salvaguardare trust e posizionamento dei clienti.
Come effettuare una migrazione SEO ed evitare la perdita di traffico?
La risposta è facile: si tratta di seguire un preciso piano per tutte le lavorazioni da effettuare.
Gli STEP da seguire per una corretta migrazione
Fase 1: La pre-migrazione
Il primo punto riguarda la fase di pre-migrazione, cioè quel momento in cui è necessario “preparare il sito web alla migrazione”.
Una strategia generalmente consigliata è la conservazione del precedente albero di navigazione, con lo scopo, se possibile, di replicarlo in modo conforme, includendo i meta tag di pagina. In pratica si tratta di mappare l’intera struttura del sito e verificarne la corretta implementazione, correggendo eventualmente, prima della migrazione SEO, gli errori già presenti per evitare qualsiasi tara ereditaria che infici il corretto funzionamento del nuovo sito. Una buona prassi riguarda la verifica della/e sitemap.xml come pure il controllo del file robots.txt in modo da escludere i contenuti indesiderati e da collegare internamente la/e sitemap.xml.
Infine è necessario attuare un’accurata operazione di reindirizzamento, URL per URL (nel caso non si possa replicare l’integralità dei percorsi precedenti in modo automatico) e la creazione di una pagina 404 che incoraggi l’utente a rimane sul sito anche in caso di risorsa non trovata.
Fase 2: Si entra nel vivo della migrazione
Per gestire con la necessaria precisione l’operazione di reindirizzamento dei contenuti si consiglia di utilizzare metodi che garantiscano la coerenza formale dei path di navigazione tra vecchia e nuova infrastruttura. Tra i vari metodi di “rewrite”, uno tra i più utilizzati è l’utilizzo del file htaccess, che istruirà i server a rispondere alle richieste degli utenti per il caricamento di una pagina.
A sito pubblicato, si procede con la verifica degli errori di scansione al fine di correggerli il prima possibile. Questo include la verifica anche dei reindirizzamenti 301 e 302 (tenendo presente che un loro eccesso può tradursi in penalizzazione del sito), degli errori di scansione (crawling) e dei messaggi di errore rilevati da Search Console. Infine, si produce una nuova sitemap e la si inserisce in Search Console.
Fase 3: Cosa fare dopo la migrazione
Questa è la fase di controllo e monitoraggio. Google Analytics fornisce dati relativi al traffico: è bene controllare che esso sia regolare, in linea con i flussi pre-migrazione, e che tutto risponda in termini di tracciamento in modo adeguato. Inoltre, il monitoraggio e l’utilizzo delle informazioni fornite dalla Search Console di Google, consente di tracciare e risolvere prontamente gli eventuali messaggi di errore. Sarà infine importante monitorare i posizionamenti per le keyword per cui il sito è presente nell’indice del motore di ricerca per verificare che la migrazione non abbia comportato perdite o declassamenti.
PREMESSA
Perché effettuare una migrazione SEO?
Si parla di Migrazione SEO in tutti quei casi in cui si apporta un cambiamento a un sito web che implichi un suo rifacimento o una modifica sostanziale della sua architettura dell’informazione. Ciò può includere anche un restyling del layout grafico o il passaggio a una versione design responsive (adattabile dunque ai diversi dispositivi), un cambio di CMS o piattaforma di riferimento o lo spostamento da un server all’altro per motivi legati alle performance. Queste modifiche potrebbero produrre un cambio dei percorsi di navigazione: il fenomeno principale ad essere responsabile (nel caso fosse gestito in modo errato) della perdita di visibilità.
Il pericolo maggiore a seguito di una Migrazione è quello quindi di perdere i posizionamenti organici per chiavi di ricerca nell’indice di Google.
Un suo esito negativo potrebbe pregiudicare tutti i risultati ottenuti in termini di indicizzazione e di posizionamento, causando un declassamento generale del sito web fino a causare la sua sparizione dalle SERP. Ovviamente con la visibilità sui motori di ricerca non è il caso di rischiare. Per questo l’approccio degli specialisti della SEO di Natural Index prevede un’analisi attenta delle procedure e dei contenuti, volta al salvaguardare trust e posizionamento dei clienti.
Come effettuare una migrazione SEO ed evitare la perdita di traffico?
La risposta è facile: si tratta di seguire un preciso piano per tutte le lavorazioni da effettuare.
Gli STEP da seguire per una corretta pre-migrazione
Fase 1: La pre-migrazione
Il primo punto riguarda la fase di pre-migrazione, cioè quel momento in cui è necessario “preparare il sito web alla migrazione”.
Una strategia generalmente consigliata è la conservazione del precedente albero di navigazione, con lo scopo, se possibile, di replicarlo in modo conforme, includendo i meta tag di pagina. In pratica si tratta di mappare l’intera struttura del sito e verificarne la corretta implementazione, correggendo eventualmente, prima della migrazione SEO, gli errori già presenti per evitare qualsiasi tara ereditaria che infici il corretto funzionamento del nuovo sito. Una buona prassi riguarda la verifica della/e sitemap.xml come pure il controllo del file robots.txt in modo da escludere i contenuti indesiderati e da collegare internamente la/e sitemap.xml.
Infine è necessario attuare un’accurata operazione di reindirizzamento, URL per URL (nel caso non si possa replicare l’integralità dei percorsi precedenti in modo automatico) e la creazione di una pagina 404 che incoraggi l’utente a rimane sul sito anche in caso di risorsa non trovata.
Fase 2: Si entra nel vivo della migrazione
Per gestire con la necessaria precisione l’operazione di reindirizzamento dei contenuti si consiglia di utilizzare metodi che garantiscano la coerenza formale dei path di navigazione tra vecchia e nuova infrastruttura.Tra i vari metodi di “rewrite”, uno tra i più utilizzati è l’utilizzo del file htaccess, che istruirà i server a rispondere alle richieste degli utenti per il caricamento di una pagina.
A sito pubblicato, si procede con la verifica degli errori di scansione al fine di correggerli il prima possibile. Questo include la verifica anche dei reindirizzamenti 301 e 302 (tenendo presente che un loro eccesso può tradursi in penalizzazione del sito), degli errori di scansione (crawling) e dei messaggi di errore rilevati da Search Console. Infine, si produce una nuova sitemap e la si inserisce in Search Console.
Fase 3: Cosa fare dopo la migrazione
Questa è la fase di controllo e monitoraggio. Google Analytics fornisce dati relativi al traffico: è bene controllare che esso sia regolare, in linea con i flussi pre-migrazione, e che tutto risponda in termini di tracciamento in modo adeguato. Inoltre, il monitoraggio e l’utilizzo delle informazioni fornite dalla Search Console di Google, consente di tracciare e risolvere prontamente gli eventuali messaggi di errore. Sarà infine importante monitorare i posizionamenti per le keyword per cui il sito è presente nell’indice del motore di ricerca per verificare che la migrazione non abbia comportato perdite o declassamenti.